Angel Nieto, la tragedia inaspettata di un mito
Come già successo ad altri campioni, anche per Angel Nieto il destino è stato beffardo. Aveva corso e vinto in un’epoca nella quale di sicurezza dei piloti neanche si parlava, su circuiti come Imatra e Abbazia. Gli è stato fatale l’incidente in Quad su strada del 26 luglio, quando un’auto lo ha travolto. Operato per un esteso edema cerebrale, si è spento il 3 agosto

Angel Nieto non c’è più.
Per i giovani è uno dei tanti nomi di anziani che periodicamente se ne vanno.
Aveva 70 anni, ed era un piccolo (solo di statura) uomo con una capigliatura bianca che commentava la MotoGP sulla TV spagnola.
Nieto invece era una leggenda vivente. Intanto perché con i suoi 12+1 titoli mondiali vinti era il secondo campione più titolato di sempre, dopo Giacomo Agostini. E poi perché i ricordi spontanei dei piloti di ieri e di oggi, dei giornalisti, meccanici e team manager che lo hanno conosciuto, da ieri stanno inondando la rete e i social network, dando un’idea di quanto fosse amato e benvoluto da tutti.
Personalmente non lo avevo mai conosciuto, ma ero sempre stato affascinato dal suo carisma, da quel carattere caliente che emergeva dagli articoli di giornale, che da ragazzino appassionato divoravo.
Nieto aveva iniziato a correre con il casco a scodella, e da campione aveva cambiato era, finendo per vincere con le potentissime bicilindriche italiane, Minarelli e Garelli.
Di lui si scriveva che in pista era un diavolo, e la cosa era accompagnata spesso da primi piani con il casco, dai quali emergevano gli occhi a fessura. Oggi i colleghi e gli amici del paddock dipingono un uomo intelligente e affabile.
La storia racconta che da ragazzo si era trasferito a Barcellona per andare a lavorare alla Derbi come meccanico. Poi provò la moto e qualcuno capì che quel ragazzino era nato per guidare. Al Mondiale è arrivato nel 1964, con la Derbi 50. Cinque anni dopo, nel 1969, vinse il suo primo titolo iridato, sempre nella 50, sempre con la Derbi.
Nella 50 in tutto vinse sei titoli. Negli anni 1969, 1970 e 1972 con la Derbi, nel 1975 con la Kreidler nel 1976 e 1977 con la Bultaco. Sette invece li vinse nella 125. Iniziò nel 1971 e 1972 con la Derbi, quindi nel 1979 e 1981 portò al successo la Minarelli; e negli anni 1983 e 1984 la Garelli.
Si ritirò nel 1986, dopo aver corso e vinto anche nelle altre classi. In carriera vinse novanta Gran Premi: 27 nella 50, 1 nella 80 e 62 nella 125. Sul circuito di Jerez de la Frontera c’è una curva Angel Nieto.
Personalmente di Nieto ricordo i duelli con uno degli avversari più ostici che abbia mai incontrato: l’italiano Pier Paolo Bianchi, pure lui un pluriridato delle piccole cilindrate. Ed è proprio a Bianchi che voglio affidare le righe conclusive di questo pezzo.
Se andate sulla pagina facebook del campione italiano, trovate un video, con un collage di foto nelle quali i due sono insieme. Sopra Bianchi ha scritto una frase: “Abbiamo combattuto tante battaglie in pista ma il tempo ha lasciato spazio soltanto all’amicizia. Che la terra ti sia lieve!”.
Non serve aggiungere altro.
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