C’erano una volta le “zanzare”

Un’esposizione di moto da gran premio 50cc, un tuffo al cuore per ogni appassionato con i capelli bianchi

Me ne vado a spasso per i padiglioni del Motor Bike Expo e all’improvviso mi imbatto in loro. Le 50!

Chi non le ha viste mai correre non può capire. C’era una volta la classe 50 GP. Le chiamavano le zanzare per il loro sibilo. Ci correvano fior di piloti che ne erano gli specialisti assoluti. Molti li ho conosciuti, nei primi anni di carriera giornalistica, con qualcuno sono stato amico.

Arrivavano a 20 cavalli di potenza a circa 16mila giri, qualcosa come 400 cavalli/litro, e spingevano solo a regimi altissimi, tanto che riuscire a partire era veramente cosa difficile. In pista però sfioravano i 200 km/h sui lunghi rettilinei, dove si giocava tantissimo con le scie, che potevano regalare una bella manciata di giri in più.

Le abbiamo viste grazie a questa esposizione curata dal C.A.M.E.R., il Club Auto Moto d’Epoca Reggiano. Gustatevi la gallery!

La Kreidler è la più titolata in assoluto: 7 mondiali piloti e 8 marche. Il suo motore è stato anche molto copiato da altri costruttori
Con la spagnola Derbi Angel Nieto ha vinto 3 titoli mondiali
Claudio Lusuardi invece è stato due volte viceiridato con questa moto costruita da lui. Si noti il bellissimo telaio/serbatoio monoscocca in alluminio
La Piovaticci 50. Nel 1975 Eugenio Lazzarini ci perse il mondiale per solo un punto (vinse Nieto) dopo aver conquistato 4 gran premi. Nel 1976-77 questa moto, rilevata dalla Bultaco, portò al titolo iridato ancora Angel Nieto; e nel 1978 accompagnò all’iride Ricardo Tormo
Anche Giancarlo Morbidelli si è cimentato con la classe 50. Non ha vinto i tanti mondiali delle moto di cilindrata superiore, ma il titolo italiano del 1971 c’è comunque scappato
Le Michelin PZ2 erano un must per chi girava in pista
La gomma posteriore era una 2.25, che in millimetri potrebbe essere una 57. Più piccola ancora l’anteriore, che era da 2.00 (50). Praticamente ruote da bicicletta!
La maggior parte dell 50 GP avevano l’ammissione a disco rotante, come si vede dal carburatore montato sul carter motore. Ma non mancavano le ammissioni tradizionali e, nell’ultimo periodo, quelle a lamelle
La silouhette della “Mina” 50 ne mostra l’incredibile esilità. Contagiri che parete dagli 8mila, tanto sotto il motore era vuoto, e giù in carena, per sfiorare i 200 km/h
La Morbidelli 50, con la sua marmitta a spillo alta, ancora non silenziata
La monoscocca Lusuardi, una delle prime moto “senza serbatoio”, che bisognava imparare a guidare, perché l’assenza del serbatoio fra le gambe non è stata facile da digerire per qualche pilota

Home Forum Il fascino delle 50 da gran premio

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    • #16819
      Mastic
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      Butto qui una storia di tanti anni fa.
      Ero uno studente di ingegneria (mai laureato, purtroppo), e studiavo a casa, in un pomeriggio noioso. All’improvviso ho sentito provenire da lontano il rumore inconfondibile di una moto 50 da gran premio che sfrizionava per partire e poi tirava 2-3 marce. Poi l’ho sentito ancora, e ancora.
      Sono sceso di corsa, e sullo stradone dietro casa, che per i romani è via Latina, ho incontrato un meccanico che provava una moto da competizione.
      Erano altri tempi. Oggi arriverebbe subito la polizia e scatterebbe una multa astronomica, con sequestro del mezzo e della patente.
      Aveva problemi con quella moto, che non andava bene. Ne nacque un rapporto, e passai a trovarlo nell’officina di Via Gino Capponi. Aveva vinto un titolo italiano della 50 con quella moto, qualche anno prima. Poi però l’aveva pastrocchiata un po’ troppo con il disco rotante e non rendeva più.
      Lui era Livio Morbidelli, che anni dopo avrebbe avuto un figlio di nome Franco, oggi assai più conosciuto fra i motociclisti perché corre in MotoGP con la Yamaha.
      Io studiavo ingegneria, i numeri mi piacevano, e avevo una buona manualità, perché grazie a mio padre avevo una miniofficina nel garage di casa. Finì che Livio mi dette il nome di un ingegnere olandese che aveva lavorato su quel motore, un tale Jan Witteveen, che mi dette i gradi giusti per costruire un nuovo disco rotante. Feci il disco e il motore finalmente tornò a ruggire come una volta.
      Credo di essere un po’ sordo per colpa di quella moto, che aveva una marmitta a spillo non silenziata che sparava esattamente sul mio visto quando giravo a mano la ruota posteriore per accendere quel capolavoro di moto. Si, le 50 si accendevano così: si prendeva la ruota con una mano, un colpo forte, un filo di gas (non troppo, che il carburatore 28 affogava il motore altrimenti!), e subito arrivava l’urlo dello scarico.
      Quante volte l’ho accesa per scaldarla. Perché poi, negli anni dell’università, ho fatto il meccanico in quell’officina, imparando un sacco di cose utili.
      Ecco perché oggi, quando ho visto le 50GP tutte in fila nello stand, mi è venuto un tuffo al cuore. Ed ecco perché ve ne propongo una gallery fotografica nell’articolo: C’erano una volta le zanzare

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