Metti un caffè con Freddie Spencer

Freddie Spencer, la leggenda dei gran premi, ha incontrato i nostri lettori allo stand di InMoto-Motosprint, a Motodays. Una chiacchierata lunga, nel corso della quale ha parlato di sé, del suo rapporto con la moto e con gli appassionati; passando attraverso un libro recentemente pubblicato e un altro a cui sta lavorando. Il ritratto di un campione tanto filosofo quanto modesto; che si sente un uomo normale
Foto Studio Zac

 

Non mi sono mai chiesto se sono un mito o meno, e perché. Non mi interessa. Però, se mi chiedete il motivo per il quale la gente si ricorda di me, mi piace pensare che sia per l’approccio che ho avuto da sempre con il mondo della moto. Quando correvo mettevo tutto me stesso nelle gare, lo facevo con passione, in maniera trasparente. Credo che essere fedele al proprio modo di essere quando si fanno le cose, sia un valore aggiunto che si nota”.
È un Freddie Spencer maturo e filosofico, quello che abbiamo avuto l’onore di ospitare oggi a Motodays, allo stand degli amici di InMoto-Motosprint, dove siamo anche noi di Netbikers. Un campione simpatico e disponibile, sorridente e disposto al dialogo. Tanto da lasciare stupefatto il pubblico numeroso che si è assiepato intorno al nostro stand.

Il nostro Giangi ha ottimamente tradotto le parole di Freddie Spencer

Avevamo programmato questo incontro da tempo, e a guidare la conversazione ci siamo ritrovati io e Federico Porrozzi; con l’assistenza di Giangi, che forte della sua conoscenza della lingua inglese (vive nel Regno Unito) è stato di fondamentale importanza per tradurre le sfumature del discorso di Fast Freddie.
Dunque, uno Spencer filosofico oggi, al quale abbiamo chiesto di parlarci del suo libro, Feel (guarda caso un titolo che rimanda alle emozioni), al quale sta per fare seguito un secondo volume.
Da sempre sono tantissime le persone che mi hanno chiesto di raccontare la mia esperienza nei gran premi. E forse anche io sentivo l’esigenza di tirare i fili di ciò che ho fatto fino a oggi. Perché quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo vissuto; dei momenti positivi come di quelli negativi. Anzi, sono proprio questi ultimi quelli nei quali si cresce di più. Perché è nei momenti negativi che ci si migliora. Ed è importante avere la mentalità aperta per continuare sempre a imparare. Non parlo solo di tecnica di guida. Ogni persona ha qualcosa da insegnare. Essere qui in questo momento, ad esempio, significa tantissimo per me, perché mi permette di condividere con voi; e allo stesso tempo vedo le vostre idee, che mi arricchiscono”.

Freddie, hai ancora una mentalità competitiva? Ti abbiamo seguito lo scorso anno a Glemseck, nella gara di accelerazione, dove c’era anche Kevin Schwantz. Sei andato fortissimo.
Il fatto è che mi diverto molto in quello che faccio. Anche in questo caso, più che competizione è arricchirti e vivere nel momento”.

Veniamo al 1985, l’anno della tua storica doppietta. Due titoli mondiali, e 14 gran premi vinti. Dal punto di vista psicologico, ma anche per l’oggettività di dover guidare due moto differenti, quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare?
Il problema più grosso è stata la mancanza di tempo per mettere a punto entrambe le moto. Non avevamo pensato al fatto che non avremmo potuto lavorare con le consuete modalità e tempistiche. Perché in prova scendevo da una moto e dovevo subito salire sull’altra. Ed erano moto profondamente diverse. La 250, richiedeva una guida più aggressiva e pulita, dovevi cercare di non perdere mai velocità, perché altrimenti era difficile recuperare. Rispetto alla 500 voleva traiettorie diverse, altri punti di staccata e di riapertura del gas. La 500 aveva più coppia, e richiedeva una guida più morbida. Dovevo cambiare mentalità ogni volta che mi alternavo fra una e l’altra. Cosa che ovviamente mi ha creato difficoltà”.
Poi, come dicevo, non c’era tempo. E dovevo fare i due turni di prova uno dopo l’altro, tenendo bene a mente le informazioni da trasferire ai tecnici. Alla fine facevamo un debriefing unico, molto lungo, nel quale analizzavamo entrambe le moto. È stata una cosa molto difficile anche per loro; ma ho lavorato con grandissimi professionisti: Erv kanemoto, Jeremy Burgess…”.

Si possono sintetizzare le differenze fra i gran premi della tua epoca e quelli odierni?
Il modo di fare il pilota è grosso modo uguale. Io ho iniziato con il dirt track, e ancora oggi vedo che i piloti odierni si allenano con quel tipo di moto. Quello che è cambiato sono le moto. Oggi ci sono i sistemi di acquisizione dati, che consentono al team di studiare molto più approfonditamente i parametri di funzionamento del mezzo in pista. Una volta la telemetria eravamo noi piloti, e se non sapevamo trasferire bene ai tecnici le nostre sensazioni rischiavamo di non riuscire a trovare il setup giusto della moto. Quindi c’erano dei debrief più lunghi, avevamo più da parlare. Poi non c’era l’elettronica, e il controllo del mezzo era difficoltoso e stancante. Ora moto e pilota costituiscono un pacchetto che consente una guida più rilassata. Il risultato è una prestazione più costante e protratta nel tempo”.

 

Grande folla al nostro incontro con il “Fast Freddie”

 

Freddie -dice Mastic- quando ci siamo conosciuti in pista anni fa mi hai insegnato l’importanza di crearsi una routine di approccio alla moto per entrare in pista. E quella di liberarsi la testa prima di guidare. Perché bisogna per forza di cose essere sgombri dai pensieri. Cosa si può consigliare ai motociclisti che ogni giorno affrontano la strada su due ruote?
La routine di approccio alla moto è molto importante. Ti aiuta a creare la consistenza nelle tue condizioni di guida. Ti mette nella situazione migliore per rendere al massimo. Io ad esempio salgo sempre da sinistra, prendo sempre per prima la manopola sinistra. E raccomando un tocco leggero delle manopole, con lo sguardo che deve andare lontano, mai davanti alla ruota. Crearsi una routine aiuta soprattutto i piloti più emotivi a rilassarsi, agevola la respirazione. In strada invece sono molto tranquillo, e dedico le mie energie a guardarmi intorno. Temo sempre che qualcuno non mi veda, e cerco di tenere sotto controllo gli imprevisti”.

Ecco, Freddie Spencer è tutto qui. In queste sue parole, così semplici eppure così belle. Il pubblico ha battuto le mani, mentre noi facevamo segno al campione che -purtroppo- dovevamo chiudere l’incontro. Aveva un altro impegno che lo chiamava, ma lui continuava sorridente a dialogare con i fan. Un po’ di autografi, qualche foto con il pubblico caldo di Motodays, ed è andato alla Honda per accendere la RC213 stradale. Ciao campione!

P.S. Come ho scritto su Facebook, è toccato a me andare a prendere Spencer in sala stampa, per accompagnarlo al nostro stand. Strada facendo mi ha detto che avrebbe gradito un cappuccino. Così ci siamo fermati al bar. Il caffè con un “amico” un po’ speciale è stato il bonus extra della giornata!

E qui di seguito il video integrale dell’incontro

Home Forum Freddie Spencer è venuto a trovarci

  • Questo topic ha 4 risposte, 4 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 5 anni fa da Anto.
Visualizzazione 4 filoni di risposte
  • Autore
    Post
    • #7490
      Mastic
      Amministratore del forum

      In home page trovate il mio articolo sull’incontro che oggi Freddie Spencer ha avuto a Motodays con i lettori di Netbikers e di InMoto.
      Qui apro solo una discussione da mettere in coda all’articolo per i vostri commenti. Spero che il video che trovate nell’articolo sia di vostro gradimento.
      Grazie a quelli che sono venuti!

    • #7494
      Tomas84
      Partecipante

      Io c’ero e me lo sono goduto tutto: non capita tutti i giorni di ascoltare dal vivo un pluricampione del mondo ed avere l’opportunità di carpirne la mentalità e i segreti che l’hanno condotto a raggiungere risultati fuori dal comune! Segreti e mentalità che potrebbero tranquillamente essere “esportati” ad altri ambiti della vita, diversi dal motociclismo e dallo sport.
      Oltre a questo, le sue parole, la sua gestualità, il suo modo di concedersi e di stare in mezzo al pubblico hanno trasmesso e fatto sentire la straordinaria dimensione umana della persona: una bella e inattesa sorpresa!
      Un grosso grazie a Fred e uno altrettanto grosso a Giangi che ha tradotto in maniera impeccabile le sue parole riassumendone perfettamente il contenuto senza perdere la dimensione emozionale.. ovviamente un grandissimo grazie anche al Mastic: se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!!
      Alla prossima
      Tomas

    • #7512
      calus
      Moderatore

      Interessante personaggio e bella intervista, mi procuro il libro!

    • #7514
      Mastic
      Amministratore del forum

      Grazie Tomas per i tuoi apprezzamenti 🙂
      Spero appuntamento per il prossimo fine settimana, sabato o domenica, per uscita in moto 🙂
      Uscita aperta a tutti ovviamente

    • #7515
      Anto
      Moderatore

      Bel colpo Mastic veramente una bella occasione, complimenti ?

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