Da brividi. Il comunicato stampa del Touring Club Svizzero, relativo ai test svolti sulla capacità dei sistemi di assistenza alla guida delle auto di “vedere” i motociclisti, dice senza mezzi termini che molte vetture ignorano un mezzo a due ruote fermo sul lato della strada o in curva. Paradossalmente, sarebbe più sicuro fermarsi a centro carreggiata, bloccando il traffico. E i guidatori si affidano sempre più a queste tecnologie, scambiandole per sistemi di guida automatica
Diverse auto vedono il motociclista fermo, ma non non rallentano né sterzano
Arriva dalla Svizzera la nuova conferma del pericolo per ciclisti e motociclisti: i sistemi di assistenza alla guida delle auto attualmente in commercio, in alcuni casi non si accorgono di noi.
Dopo le prime anticipazioni sui test svolti in Olanda dall’RDW (qui il nostro articolo) e dopo l’incidente di Uber in California (clicca qui per trovarlo), arrivano ora i risultati delle prove condotte dal Touring Club Svizzero (TCS) su vetture di cinque marche fra le più diffuse: Audi, Mitsubishi, Mercedes-Benz, Volvo e Volkswagen.
L’obiettivo era verificare se i regolatori automatici della velocità, della distanza e i sistemi di frenata d’emergenza – tutti comandati da un radar – riconoscono sempre un veicolo a due ruote (bicicletta o scooter) che viaggia davanti. E come reagiscono? Adattano la velocità della vettura a quella del veicolo a due ruote che la precede? Frenano, se la due ruote si ferma?
Che guaio in curva e con veicolo a due ruote fermo! Su strada dritta, tutti i sistemi hanno riconosciuto il veicolo a due ruote che viaggiava davanti, e hanno reagito correttamente. Se il mezzo a due ruote viaggia al centro della carreggiata, di regola viene avvistato prima e in modo più sicuro, rispetto a quello che circola sul lato destro o sinistro della strada.
Per contro, tutti i sistemi sono risultati meno efficaci nell’individuare un veicolo a due ruote in curva
Quasi sempre, in un primo tempo, è stato riconosciuto, ma poi è stato perso di vista. Alcuni sistemi hanno localizzato uno scooter più a lungo di una bicicletta, mentre
in tutti i sistemi, il conducente ha dovuto intervenire attivamente
I maggiori problemi si sono verificati con il veicolo a due ruote fermo sulla carreggiata. I sistemi montati sull’Audi e sulla VW non l’hanno nemmeno avvistato, tanto che la collisione è stata evitata solo grazie a una sterzata operata del conducente in extremis.
Il sistema della Mercedes-Benz ha riconosciuto la due ruote ferma al centro della carreggiata, ha innescato un segnale acustico e reagito con una frenata completa, mentre non c’è stata nessuna reazione per una “due ruote” ferma sul bordo destro o sinistro della strada. La casa costruttrice ha spiegato che il sistema è concepito appositamente per evitare frenate sbagliate e salvaguardare la fluidità del traffico, quando vi è abbastanza spazio, per compiere una manovra per evitare l’ostacolo.
L’automobile Mitsubishi ha riconosciuto soltanto il veicolo a due ruote al centro della carreggiata e ha reagito con un segnale acustico e ottico, ma non ha frenato. Infine, la Volvo ha avvistato la due ruote ferma sia al centro sia sul lato della strada, ha lanciato un avvertimento ottico, ma a sua volta non ha frenato.
Conducente è sempre responsabile al 100% Le prove del TCS hanno chiaramente evidenziato i limiti dei sistemi d’assistenza alla guida basati sul radar. Questi assistenti funzionano perfettamente in numerose situazioni standard, ma non reagiscono più in circostanze particolari, o si limitano a dare un avvertimento impreciso. Il conducente deve dapprima interpretarlo, quindi iniziare una manovra di frenata o di sterzata.
Il rischio è che il conducente, che fa affidamento al suo sistema in situazioni standard, non reagisca con la necessaria tempestività ai segnali d’emergenza in circostanze particolari
La conclusione, scontata per noi, ma non per molti automobilisti, è che i moderni sistemi di assistenza alla guida aumentano sicuramente il comfort, forniscono informazioni supplementari al conducente e possono assisterlo attivamente, ma non hanno nulla a che vedere con una guida autonoma! Del resto, i costruttori sottolineano questa realtà nelle loro istruzioni d’uso.
Il progetto sperimentale del TCS si è svolto in collaborazione con AGU (Gruppo di lavoro sulla meccanica degli incidenti), ed è stato sostenuto anche dal FSS (Fondo per la Sicurezza Stradale).
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Questo dell’automazione delle automobili è un tema che mi ha preso molto. Per una rivista extrasettore nel marzo scorso ho fatto anche una corposa inchiesta, cercando di fare il punto e discernere fra gli annunci sensazionalistici dettati da esigenze di marketing e la realtà. Delle fughe in avanti però ci sono. I sistemi di livello 2 sono già presenti su tutte le vetture di alta gamma, e la Tesla si è spinta oltre, chiamando il suo sistema “Autopilot”. Ora sembra che l’Audi sia pronta al grande passo di commercializzare la prima vettura di Livello 3, quello che a oggi ha spaventato di più le aziende che stanno facendo ricerca. Perché, paradossalmente, è più facilmente realizzabile il livello 4 (che poggia su infrastrutture specifiche). I motociclisti sono spaventati. Ci sono già stati casi d’incidente. Il più noto è quello di una motociclista investita in autostrada nel Nord Europa. Ora l’RDW, l’Ente omologatore olandese, responsabile dell’omologazione della Tesla, ha effettuato i primi test pratici sul rapporto fra auto e moto. Poche notizie per ora, che vi ho riportato in un articolo, nel quale, in coda, ho inserito anche la classificazione dei 5 livelli di automazione. Lo trovate cliccando QUI
Mi pare che qualche tempo fa in una nazione del nord europa vietarono questo tipo di mezzi perchè uno di loro investi e feri gravemente una ragazza in sella alla sua moto.L’auto non la vide…
Rimangono dei paesi nei quali non sono normati i test su strada delle auto senza conducente. L’Italia per esempio. Mentre ci sono protocolli specifici in Germania, in Francia e in Spagna. Negli Stati Uniti ce ne sono in California, visto che Google ha fatto forti pressioni a riguardo. L’incidente al quale fai riferimento è quello che scatenò l’azione dei motociclisti di cui ho parlato nel mio articolo, che ha portato oggi ai test dell’RDW sulla Tesla. Però qui non si parla di auto a guida automatizzata di livello 5. L’auto che investì la donna in moto sull’autostrada olandese, ferendola, era una Tesla, e siamo al livello 2 di automazione. E’ un’auto regolarmente omologata e in commercio. E lo stesso sistema lo hanno tutte le ammiraglie delle varie case. Il livello 2 è diffuso. gli unici (sto andando un po’ a memoria) che lo vietarono sono i cinesi. Perché hanno avuto un incidente mortale legato a una Tesla. Di quell’incidente quando me ne occupai non erano stati forniti dati, per cui la Tesla stessa non lo riconosce e a oggi è documentato un solo incidente mortale legato a quell’automobile e al suo sistema Autopilot. E’ utile specificare che, nonostante il nome possa trarre in inganno, la Tesla sul manuale della vettura specifica chiaramente che non si tratta di un pilota automatico, che il conducente deve comunque essere attento e tenere le mani sul volante.
Per i camion la guida autonoma sembrerebbe un po più facile -almeno per viaggiare in colonna- dato che normalmente rispettano tutti la stessa velocità massima (con rare eccezioni inferiori) quindi se il compito dell’autista sia solo quello di controllare il mezzo o intervenire nei casi di emergenza a mantenere la distanza di sicurezza dal veicolo che precede e frenare in caso di emergenza quando essa si riduce è fattibile dato che già attualmente in commercio esistono automobili dotati di questi ausili.
Il problema nasce se l’uomo deve intervenire in situazioni di pericolo imminente che non deve farsi trovare impreparato perchè viaggiare per tanti chilometri e non fare nulla significa farsi prendere dall’abbiocco assicurato.
Ricevo da Nissan questo comunicato stampa, che vi riporto:
Nissan ha portato sulle strade di Tokyo il prototipo con la tecnologia di guida completamente autonoma di ultima generazione, il cui lancio sul mercato è previsto per il 2020.
Nissan Motor Corp. ha testato la nuova tecnologia ProPILOT su una berlina sportiva INFINITI Q50 opportunamente modificata. La tecnologia permette al veicolo di funzionare in maniera autonoma in città e in autostrada: il guidatore non deve far altro che selezionare una destinazione sul navigatore di bordo e lasciarsi trasportare fino all’arrivo.
L’intelligenza artificiale del sistema utilizza i dati raccolti da 12 sonar, 12 telecamere, 9 radar a onde millimetriche, 6 scanner laser e una mappa ad alta definizione per analizzare in tempo reale scenari complessi e viaggiare fluidamente anche in condizioni impegnative, come gli incroci cittadini più trafficati.
L’aggiornamento dell’hardware e del software permette inoltre di gestire senza difficoltà gli ostacoli sulla strada, che il veicolo supera con uno stile di guida “umano”, per un viaggio all’insegna del comfort.
“L’ingegno è alla base di tutto ciò che facciamo in Nissan” ha dichiarato Takao Asami, Nissan Senior Vice President Research and Advanced Engeneering. “Il sistema ProPILOT di nuova generazione anticipa una tecnologia che sarà disponibile a partire dal 2020. La dimostrazione odierna è un altro esempio del nostro impegno per creare tecnologie di guida autonoma accessibili a tutti”.
La prova su strada segue il lancio della nuova Nissan LEAF a zero emissioni, dotata del sistema avanzato di guida assistita ProPILOT, che mantiene l’auto al centro della corsia in autostrada. Sempre più modelli della gamma Nissan sono dotati del sistema ProPILOT, tra cui Nissan Serena, X-Trail, Rogue e nel 2018 anche il crossover Qashqai.
Per quello che ne so io, al livello 5 di guida autonoma mancano ancora ben più che 3 anni; perché gli imprevisti, anche quando si è costruito un bel programma in grado di far marciare l’auto da sola, sono ancora tanti. Però la cosa è affascinante e le auto stanno realmente andando da sole. C’è anche un secondo video
Questa risposta è stata modificata 5 anni, 11 mesi fa da Mastic.
Questa risposta è stata modificata 5 anni, 11 mesi fa da Mastic.
Ingenuo. Esiste la funzione fai tutto al contrario, che la rende idonea al traffico di Roma e di Napoli. Basta ricordarsi di infilare al contrario l’apposita chiavetta USB! 😀
E ora c’è un secondo incidente fra auto a guida automatica e moto. E’ successo il 7 dicembre a San Francisco. E quello che spaventa è che si tratta proprio della tipologia di incidente che gli esperti avevano previsto: una cattiva interpretazione da parte dell’auto del comportamento del motociclista QUI l’articolo
Mah…in attesa che tutti i veicoli siano autonomi e sia VIETATO GUIDARE a parte ai veicoli di servizio autorizzati, direi che basterebbe dotare tutti i veicoli ed anche i pedoni di un dispositivo localizzatore con un protocollo unico di comunicazione. In questo modo tutti “sanno” dove sono e dove vanno gli altri nei dintorni.
E così ora abbiamo una dichiarazione che è una bomba: i sistemi di assistenza alla guida, non quelli in fase di sperimentazione, ma quelli già presenti su tutte le auto del segmento premium, possono non vedere i motociclisti quando questi viaggiano sul bordo della corsia di marcia. Lo ha reso noto la FEMA con un comunicato, riprendendo il lavoro di sperimentazione portato avanti dall’ente omologatore olandese, RDW.
Nel frattempo in Arizona un’auto di Uber ha investito e ucciso un pedone. Forse dobbiamo iniziare a essere preoccupati.
La cosa peggiore, Franco, è l’anarchia all’insegna della quale ci si sta muovendo. In America ci sono delle linee guida, molto liberali, ma qualcosa c’è. In Europa, a parte alcuni paesi (non l’Italia) che hanno aperto con proprie norme alla sperimentazione, per ora da parte comunitaria non abbiamo regole per i test nel traffico di questi veicoli. Quanto poi alle prove che fanno i costruttori sul rapporto dei loro veicoli guidati da computer con gli altri utenti della strada, non c’è niente. E visto che sono considerati segreti industriali, ogni costruttore sta ben attento a non far sapere che tipo di test fa e che risultati ottiene.
Visto il video dell’incidente sembra che ci fosse poco da fare,forse d’istinto in quel secondo qualcuno avrebbe scartato di lato più che frenare,ma è stato troppo improvvisa l’apparizione
Piuttosto a quello che si era letto questi sistemi dovevano vedere “prima” e meglio proprio i “pedestrian”,laddove l’occhio umano non arriva Un tecnico d’istinto ha commentato “era l’ora che succedesse ” e posso immaginare il perchè,nonostante il cinismo dell’esclamazione
Due mesi dopo l’investimento tragico di Tempe, l’inchiesta interna di Uber sembra aver chiarito le cause. E la spiegazione non è per nulla tranquillizzante per noi. Il software che guidava la vettura avrebbe scelto di ignorare il pedone. Lo riporta il sito americano The Information. QUI il mio articolo
Già molti guidano come automi,tanto che la Corea ha messo in circolazione l’App che blocca i cellulari in movimento,anche e sopratutto a piedi,che hanno causato incidenti che si sono quintuplicati a carico dei giovani chiamati “smombie” derivante da zombie-smartphone
Non c’entra molto ma lo volevo sottolineare,per ribadire quanto di buono può venire dalle tecnologie se predisponiamo le contromisure (autista di controllo nel primo caso,applicazione intelligente nel secondo)
Cazzarola, non bastano i mancatori seriali di precedenze, ora anche le auto a guida autonoma se ne sbattono altamente dei motociclanti, siamo proprio una categoria in via di estinzione.
A quando l’apertura di appositi spazi chiusi per chi va in astinenza da guida di moto?
Speriamo aumentino i circuiti e che le piste ciclabili diventino motociclabili.
A me che vado anche in bici, se volevi farmi morire d’invidia con questa strepitosa pista ciclabile ci sei riuscito. Si potrebbe fare un concorso, tipo: trova la buca 🙁
Invece qui siamo all’opposto. Ho una strada che voglio filmare, perché ha il record dei tombini e ogni volta che la faccio mi chiedo: ma quali e quanti lavori ci hanno fatto, con quale coordinamento? Ci sono tombini ovunque.
posso però portare una testimonianza diretta di un amico carissimo che è andato in canada a trovare suo cugino, che ha in gestione molte cave, nel pacchetto a lui riservato ci sono molti plus, uno lo ha potuto utilizzare questo mio amico, e cioè avere a disposizione in aeroporto una Tesla. Questo mio amico, si chiama Giorgio, una volta atterrato dopo un lungo volo si mette al volante della Tesla, il problema è che jet lag e volo senza dormire fanno si che si addormenta al volante, classica e pericolosa botta di sonno….. si è risvegliato nn sa dopo quanto, parcheggiato a bordo strada con le 4 frecce inserite… l’auto ha capito che si stava addormentando e ha preso il comando salvandolo da un incidente che nei migliori dei casi avrebbe interessato solo lui…
senza prendere posizione, perchè non ne ho un’idea precisa, in questo caso la guida assistita è stata fondamentale
Contributo interessante il tuo Bob. Personalmente sono sempre aperto alle innovazioni e ne sono affascinato. Che l’elettronica applicata ai veicoli possa essere un vantaggio anche e soprattutto in termini di sicurezza non c’è dubbio. Il problema è che l’implementazione di determinate dotazioni andrebbe gestita meglio, pensando anche ai possibili risvolti negativi.
Mettere dei servizi di assistenza alla guida è un conto, spacciarli come sistemi di guida automatica è un altro. La Tesla è un’ottima vettura che sa fare tante cose da sola. A volte stupisce perché ne fa anche più di quelle che uno si aspetti. Però il sistema Autopilot, al di là del suo nome, non è un pilota automatico. E c’è sicuramente un caso di incidente mortale documentato, nel quale la vittima è stata una persona che ha lasciato l’auto andare da sola, senza tenere la sua attenzione sulla strada. Forse due vittime. La Mercedes ha un sistema per cui, se stacchi le mani dal volante, la guida assistita si disinserisce. Il mio ultimo articolo è relativo ai problemi nei quali si incorre con sperimentazioni troppo ardite su strada. Ma, al di là di questo, ogni volta che si implementa una tecnologia siamo noi quelli che devono imparare a usarla correttamente. Ricordo ancora quando sulla Smart fu implementato il sistema antisbandamento: la vulgata popolare era di andare dentro la curva senza troppi pensieri, tanto avrebbe fatto tutto la macchina. Così sui libretti è comparsa la scritta che le leggi della fisica non possono essere sovvertite con l’elettronica. Ma la colpa era nostra di utilizzatori, non dell’elettronica
Intanto su Repubblica c’è l’annuncio di Google, che a breve inizierà a modificare auto normali per installare sistemi di guida automatica. Si parte dal livello 4, quello più semplice nel passaggio dall’attuale 2, perché prevede l’uso di strade appositamente attrezzate (contrariamente al 3 che è invece non legato a strade specifiche).
L’incubo dei costruttori di auto probabilmente inizia a materializzarsi. L’incubo Foxconn. Foxconn è la società cinese che produce gli I-phone, e che li cede ad Apple per una cifra irrisoria. La marginalità è tutta di Apple, che al contrario l’I-phone se lo fa pagare carissimo. Le case automobilistiche da anni hanno il terrore che i giganti del software che lavorano sulla guida automatica creino uno scenario simile: l’auto diventa una scatola vuota e il vero valore sarà il software. Google sembra andare in quella direzione.