Triumph e Bajaj ampliano la loro partnership

Un comunicato ufficiale torna su una partnership già annunciata per comunicarne lo sviluppo e l’ampliamento

Triumph Motorcycles e Bajaj Auto India sono liete di confermare in forma ufficiale la nascita di una partnership globale di lungo periodo”. Si apre così il comunicato ufficiale ricevuto questa mattina, che torna sullo sviluppo di una partnership che era partita ed era stata annunciata già due anni fa.

C’erano una volta i grandi costruttori di moto occidentali, che si facevano beffe degli altri. Oggi la Bajaj è il terzo costruttore mondiale di moto ed ha una presenza sempre più rilevante in grandi marchi motociclistici europei. Ricordiamo che possiede il 47,99% della KTM AG, e oggi amplia la sua collaborazione con la Triumph, alla quale darà importanti opportunità commerciali in un’area del mondo che motociclisticamente parlando è importantissima. Ma torniamo al comunicato.

Si tratta di un momento speciale per entrambe le aziende che, sulla base della comune passione per l’eccellenza, decidono di unire le forze per sviluppare e produrre una gamma di motociclette completamente nuova.
Sulla base della rispettiva e consolidata esperienza maturata nella produzione di modelli di grande e piccola cilindrata, l’alleanza tra le due aziende avrà l’obiettivo di unire i punti di forza di entrambe al fine di progettare, sviluppare e produrre una futura famiglia di moto di media cubatura
“.
Tramite questo nuovo assetto, il marchio Triumph avrà l’occasione di rinforzare la propria penetrazione a livello globale in uno scenario di mercato in continua evoluzione, con particolare riferimento ai numerosi contesti emergenti ed in rapido sviluppo quali India ed altri mercati asiatici.
Questa partnership strategica consentirà a Bajaj di diventare uno dei principali partner commerciali di Triumph a livello globale, anche a livello logistico e distributivo. Nello specifico, Bajaj assumerà la responsabilità della distribuzione della gamma Triumph all’interno del mercato indiano, entro una data ancora in via di definizione, sfruttando appieno la profonda expertise di Bajaj in questa area geografica
“.
All’interno di altri contesti asiatici e globali nei quali attualmente Triumph non è presente, Bajaj si farà carico di rappresentare e distribuire il brand britannico includendo la nuova offerta di modelli di media cilindrata all’interno della complessiva line-up di Triumph“.
Nei mercati già attualmente presidiati da Triumph, i prodotti sviluppati sinergicamente andranno a tutti gli effetti ad integrare la gamma Triumph e saranno distribuiti tramite la rete vendita ufficiale di Triumph Motorcycles“.

“La partnership Triumph-Bajaj coniugherà l’eccellenza nel design e nella progettazione, la migliore tecnologia disponibile, piattaforme produttive competitive a livello di costi e una diffusa e approfondita conoscenza dei principali “mercati-chiave” per generare una gamma di prodotti di successo e in grado di irrobustire il business di entrambe le aziende”.

A livello produttivo, la priorità sarà sviluppare una nuova piattaforma di media cilindrata (fascia 200-750cc) articolata in differenti proposte al fine di soddisfare una gamma eterogenea di profili di utilizzo. La proposta coniugherà elevato standard qualitativo e posizionamento di prezzo competitivo, una combinazione adeguata a creare una nuova soglia di accesso alla gamma Triumph in tutto il mondo, ma anche a mettere Triumph nelle condizioni di attrarre nuovi potenziali clienti e target group attualmente non presenti nella customer base del brand inglese“.

Nick Bloor, CEO di Triumph Motorcycles, ha dichiarato: “Si tratta di una partnership estremamente importante per Triumph e sono lieto che da oggi possa ufficialmente cominciare. Oltre a darci la possibilità di competere in nuovi mercati, la gamma di modelli che svilupperemo insieme ci consentirà di avvicinare al brand nuovi clienti, soprattutto giovani, e costituirà un ulteriore tassello a sostegno della nostra strategia di espansione a livello globale. L’accento cadrà sui mercati in rapido sviluppo del Sud-Est Asiatico, ma anche contesti più maturi, quale quello europeo, ne trarranno beneficio”.

Rajiv Bajaj, Managing Director di Bajaj Auto India, ha dichiarato: “Il marchio Triumph è una vera icona in tutto il mondo. Siamo certi che non solo in India, ma anche in molti altri mercati asiatici, la futura gamma di motociclette susciterà immediato interesse. Non vediamo l’ora di cominciare concretamente a lavorare al fianco di un produttore tanto prestigioso, mettendo a disposizione tutta la competenza e le conoscenze che abbiamo per rendere la nuova partnership un solido successo”.

A margine di questa dichiarazione, è interessante aggiungere una notazione. Rajiv Bajaj siede anche nel Supervisory Board di KTM. Per dire quanto stia diventando capillare la presenza della Bajaj nell’industria motociclistica europea.

I dati fondamentali delle due aziende protagoniste dell’accordo

Triumph Motorcycles

La Triumph Tiger 1200 Desert Edition

• Fondata nel 1902, Triumph Motorcycles ha festeggiato 110 anni di produzione motociclistica nel 2012. Da oltre venti anni Triumph Motorcycles ha sede a Hinckley nel Leicestershire e ha prodotto modelli classici che si caratterizzano per il mix perfetto di design, carattere, stile e prestazioni.

• Con una produzione di circa 65.000 moto all’anno, Triumph è il più grande costruttore motociclistico britannico e ha oltre 650 concessionarie nel mondo.

• Passione e innovazione ingegneristica hanno creato oggi una vasta gamma di prodotti adatti a tutti i motociclisti, tra cui la nuova Scrambler 1200, le roadster Speed Triple e Street Triple, le adventure Tiger 800 e Tiger 1200, le modern classic Bonneville, tra cui la Bonneville Bobber, la Thruxton, la Street Twin, la Street Scrambler e le Bonneville T120 e T100, oltre ad una vasta gamma per i possessori di patente A2.

• Triumph conta oggi circa 2.000 dipendenti nel mondo e possiede filiali nel Regno Unito, in Nord America, Francia, Germania, Spagna, Italia, Giappone, Svezia (Scandinavia), Benelux, Brasile, India e Thailandia, oltre a una rete di distributori indipendenti. Le strutture produttive di Triumph si trovano a Hinckley nel Leicestershire e in Thailandia, mentre le strutture di kit CKD si trovano in Brasile e India.

• Il motore Triumph Moto2 ™ è uno sviluppo del motore della Street Triple RS 765cc. Eroga oltre 140 cv e produce la stessa colonna sonora tipica del tre cilindri.

• Triumph ha una gloriosa storia di gare e competizioni vincendo in quasi tutte le classi e le categorie. Dalla vittoria del secondo TT dell’Isola di Man nel 1908, fino alla dominazione di strade e piste degli anni ’60 in Europa come in America, fino a giungere ai successi odierni con la Triumph 675cc nel 2019 all’Isola di Man Supersports TT, nel 2014 il Daytona 200 e l’Isola di Man Supersports TT, i titoli British Supersports nel 2014 e nel 2015 e il World SuperSport racing. E ora con la nuova generazione del tre cilindri 765cc che anima il campionato Moto2™ 2019 la leggenda delle corse di Triumph continua.

• La Triumph Bonneville vanta questo nome per celebrare il record di velocità sulla terraferma realizzato da Triumph nel 1956 sul Bonneville Salt Flats nello Utah (Stati Uniti). Si trattava dell’originale superbike britannica che fin dal suo debutto vinse numerose corse. Questa moto è stata voluta e scelta da famosi motociclisti del passato per la sua nota e riconosciuta maneggevolezza, per lo stile e per il carattere che la contraddistinguono. Caratteristiche che, abbinate alle moderne tecnologie di guida, rendono la nuova famiglia Bonneville la vera modern classic di oggi.

• Le motociclette Triumph occupano un posto unico nella storia degli International Six Day Trials, essendo state utilizzate da pluripremiati team britannici, quanto da Steve McQueen nella sua partecipazione del 1964.

BAJAJ Auto Limited

La sportiva Bajaj Pulsar

Azienda tra le più importanti per l’intero Bajaj Group, è stata fondata nel 1956 tramite il Companies Act, e ha la propria sede principale a Mumbai – Pune Road, Akurdi, Pune – 411 035. Il Bajaj Group è una delle prime 10 aziende dell’India per volume d’affari. Fondato nel 1926, nel periodo storico nel quale l’India stava realizzando la propria indipedenza dall’Impero Britannico, il Bajaj Group ha una storia notevole. L’integrità, la passione e la determinazione verso il successo, che contrassegnano il Gruppo oggi, si ritrovano costantemente nel suo passato, e in quei lontani anni di continua tensione verso un obiettivo comune. Il fondatore del Gruppo, Shri Jamnalal Bajaj, era un discepolo e stretto collaboratore del Mahatma Gandhi.

L’azienda è attualmente il terzo più importante costruttore di motociclette al mondo, il secondo dell’India e il primo in assoluto nel settore dei 3 ruote. I siti produttivi sono a Chakan, vicino a Pune, a Waluj vicino a Aurangabad, ed a Pant Nagar in Uttarakhand. I veicoli Bajaj sono distribuiti in tutta l’India tramite una strutturata rete di rivenditori ufficiali, toccando quota 5 milioni di unità vendute nell’anno fiscale 2018-19, il miglior risultato della propria storia.

Nell’anno fiscale 2018-19, BAJAJ Auto Limited ha registrato un fatturato di 318 miliardi ($ 4.61 miliardi), il risultato più elevato di sempre e nonostante condizioni economiche avverse nel mercato domestico e a livello globale. Principale esportatore del Paese di veicoli a 2 e 3 ruote, con oltre 2 milioni di unità, ovvero il 40% della produzione totale, attraverso 79 Paesi nel mondo.

BAJAJ Auto Limited può contare su un avanzato centro di R&D costantemente impegnato a progettare e sviluppare nuovi modelli e a far crescere il business dell’azienda. I due principali brand di motociclette afferenti al Gruppo – PULSAR e BOXER – sono protagonisti in numerosi mercati. BOXER è leader nel continente africano mentre PULSAR e altri marchi (AVENGER, PLATINA e CT) ricoprono un ruolo di primo piano in India e altri mercati asiatici.

Con un totale di 15 milioni di veicoli esportati in 79 Paesi diversi, Bajaj rappresenta il “World’s Favourite Indian”. Design, tecnologia, qualità e customer satisfaction ne hanno fatto uno dei marchi indiani più celebri al mondo. Le vendite globali hanno prodotto profitti per oltre $ 13 miliardi negli ultimi 10 anni.

Home Forum Se l’industria europea della moto diventa cinese o indiana

Visualizzazione 12 filoni di risposte
  • Autore
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    • #11151
      Mastic
      Amministratore del forum

      Uso una discussione preesistente, che viene messa in coda a diversi articoli, perché il tema è il medesimo: quello delle partnership commerciali o addirittura delle acquisizioni di industrie storiche del settore moto da parte di colossi asiatici. L’articolo originario era sull’acquisizione della Moto Morini. Ora questa discussione si trova in coda anche all’articolo sulla partnership globale fra Triumph e Bajaj. (Mastic).

      Abbiamo già discusso più volte questo tema, ma oggi mi ha colpito leggere molti commenti negativi anche da parte di persone che vivono nel nostro mondo.
      Sarà per il fatto che mi sento cosmopolita, sarà perché non si può fare nulla contro questo cambiamento, ma io non sono spaventato né scandalizzato dal fatto che la Moto Morini diventi cinese. Sono preoccupato per i lavoratori, questo si, che probabilmente ora sono spaventati dalla possibilità di perdere il loro impiego. Ma la storia dell’impegno di aziende cinesi in altre case induce all’ottimismo.
      Date un’occhiata al mio articolo e dite la vostra

    • #11155
      zio franco
      Partecipante

      Ma insomma siamo ancora a questi discorsi da sovranisti ?

      Se non c’è riuscito di tenerla viva ben venga chi lo vuole fare,che siano Cinesi o Marziani
      Niente è per sempre e tutto è reversibile
      Forse che tenere Alitalia è stato un affare ? Forse che perdere Ducati o Lamborghini è stata una maledizione ?
      Forse storgono il naso pensando ai Cinesi del secolo scorso,forse molti pensano ai prodotti dozzinali di un paese in via di sviluppo,ma ci stiamo sbagliando,quelli adesso siamo noi se non ci apriamo al mondo sfruttandone le potenzialità specifiche
      L’autosufficenza predicata non è più possibile
      Nel settore moto forse la Francia è meno “motociclista” di noi ? affatto,eppure non ha tradizione industriale in tal senso
      Ma gli esempi si sprecano,l’ultimo è proprio la Benelli,a quest’ora era morta e sepolta,invece col Leoncino ad esempio,e ne trovate l’argomento proprio su queste pagine, è rinata con un prodotto maturo ma accattivante,economico ma piacevole,efficace e moderno

      Fosse così per tutte quelle “italianità” lasciate al loro destino,salvo poi gridare al tradimento quando l’interesse viene da oltre frontiera
      Penso a Laverda,ma penso anche ad MV andata a prostituirsi in tre continenti prima di tornare (con la coda tra le gambe) in terra Italiana

      Niente è per sempre ma ci vuole il coraggio,e qui nello stivale non ce n’è più

    • #11157
      Anto
      Moderatore

      Se non mi avessero detto che la mia Benelli era assemblata in Cina non ci avrei mai creduto, esempio lampante di come il “made in Cina grossolano e fatto male” ormai è solo un vecchio ricordo, certo ci sarebbero lievi margini di miglioramento ma almeno il marchio è salvo e poco importa se la manodopera sia cinese e la mente in Italia

    • #11168
      MT
      Partecipante

      Io da qualche tempo ho un dubbio shakespeariano

      È piu italiana una Fiat polacca, o una Honda abruzzese ?

      • Questa risposta è stata modificata 4 anni, 5 mesi fa da MT.
      • #11170
        Mastic
        Amministratore del forum

        😀

    • #15213
      Mastic
      Amministratore del forum

      E anche MV è caduta nella tentazione dell’accordo con un colosso cinese.
      È di oggi l’annuncio della partnership fra la casa di Schiranna e il colosso Loncin. E se da un punto di vista tecnologico la MV appare essere avanti anni luce, dal punto di vista economico Loncin spaventa, con il suo milione di pezzi l’anno prodotti.
      E non pensate che non abbiano comunque la tecnologia, perché dal 2005 a oggi Loncin ha prodotto per BMW oltre 100mila mezzi fra i 350 e gli 850 cc. E ovviamente attraverso queste partnership è indubbio che si acquisisca know-how.

      • #15214
        zio franco
        Partecipante

        Nessun pregiudizio assolutamente,anzi era auspicabile e lo sarà sempre più visto come siamo messi ad imprenditoria in Italia
        D’altronde dopo la Malesia con Petronas,dopo gli USA con Harley,dopo Mercedes addirittura,chi altri tenteranno di spolpare ?

        Se come già accade maestranze e stabilimenti rimarranno dove sono ed è solo un cercare nuovi sbocchi nelle piccole cilindrate che fanno grandi numeri per rimanere presenti nel settore di nicchia delle special ad alto contenuto tecnologico,ben venga chiunque
        Altro sarebbe ridursi a produzioni al ribasso tanto per campare e salvare le Ferrari in garage del figlio di Papà

    • #15216
      MT
      Partecipante

      Loncin è un nome che mi pare di aver già sentito, ah no era leoncino.
      Nessun problema se si tratta di rilanciare la nostra industria, mi pare che lambo- ducati ne sia un esempio, penso che il vero scandalo sia il contrario, soprattutto nella moda, con produzioni cinesi a basso costo e rivendute, come MADE IN ITALY, solo per aver attaccato l etichetta da noi, a prezzi da gioielleria

    • #15224
      Anto
      Moderatore

      Loncin è un nome che mi pare di aver già sentito, ah no era leoncino.

      😁😁😁😁😁 Non so se eri te o un altro che prima di partire per il giro del Castellina toccavate per saggiare la consistenza delle frecce del mio italocinese Leoncino e facevate la faccia schifata 😂😂

      • #15226
        Fuzz
        Partecipante

        Non ero io…altrimenti la avrei come portachiavi 🙂

      • #15229
        MT
        Partecipante

        No io guardavo la catena durante una sosta

    • #15238
      sec
      Partecipante

      beh… per carita’, niente scatti di nazionalismo, ma io su queste operazioni qualche riserva ce l’ avrei. Non metto in dubbio solidita’ e competenze degli imprenditori asiatici, assolutamente. Peraltro, parlucchiavo benino della Benelli, nell’ altro thread. E’ solo che non mi convince appieno questo usare altri marchi – spesso morti o in enormi difficolta’ – come mero trampolino commerciale: se hai soldi, competenze ed idee, fondati un tuo marchio, no? Parti da zero, tabula rasa, e scolpisci il tutto con la tua personalita’.
      … e poi, dai, non e’ che abbiamo ‘salvato’ la Ducati. La Ducati di oggi non c’entra molto con quella degli anni andati. Non c’e’ continuita’. Ne’ filosofica, ne’ estetica, ne’ tecnica. Via i tralicci, poi i due cilindri… insomma, la moto piu’ venduta e’ una saltafossi! La Ducati e’ morta anni fa, quella di oggi e’ un’ altra casa, semplicemente si chiama con lo stesso nome. Il che, appunto, mi sa un po’ di presa per i fondelli: si vede lontano un miglio che sono due “mani” differenti.
      Quindi, si. bene che si salvi una fabbrica e relativi lavoratori ma e’ la politica commerciale che mi fa un po’ storcere il naso, anche se capisco che per salvare fabbrica e lavoratori non c’e’ alternativa.
      Potra’ piacermi una Morini, ma se succedera’ sara’ per sue caratteristiche intrinseche, non perche’ si chiamera’ Morini.

    • #16903
      Mastic
      Amministratore del forum

      Visto il nuovo comunicato di Triumph e Bajaj? Ampliano la loro partnership, sviluppano modelli in comune, creano piattaforme più razionali per costruire le moto e si rappresentano vicendevolmente nei mercati.
      Interessante, e io sono colpito dalla potenza di Bajaj.
      Date un’occhiata QUI!

    • #16905
      Anto
      Moderatore

      Per esperienza, vista la mentalità molto limitata e poco flessibile di tanti motociclisti, dopo le “cinesate” avremo molti musi storti di fronte ad “Indianate” senza possibilità di fare discussioni ragionevoli e costruttive.

      Io sono favorevole a queste collaborazioni, ne vale della offerta più vasta di modelli per il mercato e per nuovi motociclisti e per favore non venitemi a dire “che la moto deve avere una personalità e un’anima che in queste porcherie non c’è”… che ci stiamo rincoglionendo….che non esistono più i motociclisti di una volta…

      • #16906
        Mastic
        Amministratore del forum

        Mah, difficile che parlino di indianate ora.
        Si parla di marchi pesanti, come Triumph e KTM. Oltre che Harley, che a sua volta il piede lo ha messo sia in India che in Cina. O di BMW, che ha fatto la stessa cosa.

      • #16907
        zio franco
        Partecipante

        avremo molti musi storti di fronte ad “Indianate”

        Ci sono stati e ci sono ancora per Ducaudi tedesca o la MV Russa figurati per gli Indocinesi !

        Io rimango seduto in riva al fiume a vederli passare tutti 😉

        … che ci stiamo rincoglionendo….

        Io di sicuro,ed ho la scusante dell’età,per questo candidamente penso ancora con la pancia

    • #16916
      Fuzz
      Partecipante

      Anto wrote

      .che ci stiamo rincoglionendo e che non esistono più i motociclisti di una volta…

      Delle volte 🙂 anche un orologio rotto azzecca l’ora!
      Bravo, riconosciuto il “male” adesso non ti resta che trovare la cura.

      • #16917
        Anto
        Moderatore

        Preferisco rimanere malato ma contento 😘

    • #16918
      Bobpezzadoo
      Partecipante

      Il problema non sono le partnerships con colossi asiatici ma lo standard che vogliono tenere, i coreani sono i migliori costruttori di auto al mondo, i giapponesi di moto, poi però se in europa si decide di fare qualcosa con i controcazzi non ce n’è per nessuno.

      La Cina è in grado di produrre moto di serie al livello attuale europeo. Tutto si gioca su quale campo si gioca la partita, è logico che se si sceglierà il prezzo la qualità non possa essere eccelsa.

      I meccanici che lavorano personalmente sulle moto sporchi di grasso sono un ricordo che nessuno potrà mai toglierci…. ma rimane un ricordo oggigiorno

    • #16977
      zio franco
      Partecipante

      Quando invece si ostina al nazionalismo il rischio è quello di far spazio a chi se ne approfitta

      Segnalato da Stinger e grazie a lui ed al Guardian

      Norton in amministrazione controllata

      https://www.theguardian.com/business/2020/jan/30/taken-for-a-ride-how-norton-motorcycles-collapsed-amid-acrimony-and-scandal

      In poche parole Norton è stata rilevata nel 2008 da un certo Garner che con vari “movimenti” di capitale ed aiutini dal governo e da quelli che si è poi scoperto,dei veri truffatori,ha rimesso insieme la produzione
      Il grosso dei finanziamenti è arrivato dai fondi pensione degli Inglesi,cifre folli

      Quei risparmiatori erano stati persuasi da un truffatore a trasferire i loro fondi pensione dai piani pensionistici convenzionali durante il 2012 e il 2013. I loro soldi sono stati poi rinchiusi per cinque anni in tre nuovi piani pensionistici controllati da Garner – dove il denaro è stato investito in una sola attività : Condivisioni Norton.

      • Dozzine di titolari di pensioni stanno ora accusando Garner di ignorare le ripetute richieste di restituzione dei loro fondi pensione – anni dopo che sono trascorsi i periodi di blocco che hanno impedito loro di accedere al proprio denaro.

      • Milioni di sterline in prestiti sostenuti dal governo e approvazioni ministeriali sono stati dati a Norton, il che ha migliorato la credibilità dell’azienda e del suo proprietario.

      • Lunghi ritardi nelle consegne promesse di motocicli Norton – che possono costare fino a £ 44.000 ciascuno – nonostante i clienti affermino di aver versato depositi e talvolta persino il prezzo di acquisto completo.

      • Un prestito di 1 milione di sterline ricevuto dall’azienda motociclistica nel 2008, derivante direttamente dal ricavato di una frode fiscale, per la quale due soci Norton di vecchia data sono stati condannati nel 2013.

      Nel luglio 2015, l’allora cancelliere George Osborne dichiarò che il piano economico a lungo termine del suo governo era “tutto incentrato sul sostegno a marchi britannici di successo come Norton”, mentre visitava la fabbrica del Leicestershire per annunciare una sovvenzione governativa di £ 4 milioni a Norton e 11 di i suoi partner della catena di fornitura.

      Quattro anni prima, il segretario commerciale dell’epoca, Vince Cable, aveva annunciato un prestito sostenuto dal governo da £ 625.000 da Santander a Norton e aveva detto che sperava “che molte altre aziende siano ispirate da ciò che Norton otterrà attraverso questo finanziamento”.

      Solo 13 mesi fa, anche Stephen Barclay, il segretario della Brexit, ha visitato la fabbrica. Ha descritto Norton come un “grande affare, un grande marchio”.

      Ora che la società è caduta in amministrazione, con i commercialisti BDO nominati mercoledì per gestire i suoi affari, sembra ancora più improbabile che questa storia finisca felicemente per i possessori di fondi pensione e clienti.

      Amen

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