Un giorno alla volta, il futuro è arrivato!
Ho rubato (e rivisto) una citazione di Abramo Lincoln per il titolo di questo articolo, che vuole essere uno spunto per parlare delle grandi novità tecnologiche che stanno già cambiando profondamente il nostro rapporto con il mezzo a motore
Non ce ne siamo resi conto, ma un giorno per volta, il futuro è arrivato. Le invenzioni, che sembravano fantascienza solo pochi anni fa, oggi sono realtà. Chi fatica a tenere il passo a questo sviluppo è soprattutto (ma non solo) il mondo politico, in perenne ritardo con la messa a punto di norme specifiche per regolare un settore che altrimenti si sta già sviluppando anarchicamente.
Le case automobilistiche, ad esempio, fino a oggi hanno sviluppato protocolli di gestione dei veicoli automatici del tutto autonomamente. Le legislazioni a riguardo nei vari stati sono eterogenee fra loro. E ancora si è parlato pochissimo del rischio hackeraggio dei veicoli, dimenticando che pure le auto già in commercio ormai sono connesse. E hanno molti controlli di gestione del mezzo che passano attraverso la medesima centralina elettronica.
Seguitemi in questo rapido viaggio nelle novità che più mi hanno più colpito, e dite la vostra.

Quando l’elettronica ti guarda
Nel Regno Unito la Westcotec, un’azienda specializzata in cartelli intelligenti attivati dai veicoli, ha presentato un rilevatore di segnale 2G, 3G e 4G. Un sistema che si accorge se nei veicoli che stanno sopraggiungendo il conducente sta usando un telefono cellulare. In tal caso viene attivato un successivo cartello a Led, che invita a non usare il telefono, quando si è alla guida.
Il sistema dunque, oltre a rilevare l’uso del cellulare, capisce se la persona allo smartphone è il conducente o un altro occupante dell’auto. In quest’ultimo caso non comanda l’accensione del segnale visivo sul divieto di parlare al telefono.
Non è ancora affidabile al 100%: a volte, poche secondo il produttore, confonde il guidatore con un altro passeggero. Per questo non è ancora pronto per essere utilizzato per multare automaticamente chi parla al telefono mentre guida. Cosa che, tra l’altro, non sembra essere nei piani dell’azienda che lo ha sviluppato. Dunque è solo uno strumento di sensibilizzazione.
Dal mese di novembre sarà adottato sulle strade del Norfolk, e ci sono altre polizie del Regno Unito interessate ad adottarlo.
Quella dei sistemi capaci di “dialogare” con un singolo utente della strada, è una tecnologia già in uso in alcuni casi. Che può aiutare a migliorare il rapporto fra utenti e amministrazioni.
Il mio amico Lorenzo, nei giorni scorsi mi raccontava che stava percorrendo in moto le autostrade nel sud della Francia. A un certo punto, dovendo recuperare il gruppo di motociclisti che lo precedeva, ha fatto un tratto a forte velocità.
Passando sotto un ponte si è illuminato un pannello con il suo numero di targa, e la scritta “ralentissez”, rallentate. Lui si è riportato subito sui 130 km/h e al pannello successivo, qualche chilometro dopo, è apparsa di nuovo la sua targa con uno smile sorridente vicino. Un esempio di uso intelligente della tecnologia del Tutor.

Smart Roads e veicoli automatici
Tecnicamente si chiamano Smart Roads, e sono quelle strade dotate di attrezzature idonee a stabilire un dialogo con i veicoli che vi transitano. Un dialogo che può servire per aumentare la sicurezza stradale. Perché la strada può comunicare l’asfalto sporco, allagato o ghiacciato. Ma anche un incidente o una coda. Può rilevare un veicolo che marcia a velocità eccessiva, come uno che marcia contromano. La stessa Westcotec, citata in apertura, ha un sistema di rilevamento automatico per veicoli ingombranti che superano la mezzeria della carreggiata, con pannelli luminosi automatici per avvisare chi sopraggiunge nell’altra direzione.
Per ora gli esempi di Smart Roads sono un paio: uno in Virginia e uno in Europa, ad Amburgo. Ma in cantiere c’è molto di più.
Il consorzio ITS Corridor vede infatti tre nazioni collaborare per rendere smart l’autostrada fra Rotterdam, Francoforte e Vienna. Mentre il consorzio Nordic Way Corridor vede un progetto simile fra Svezia, Danimarca e Finlandia. Quando saranno pronte, queste autostrade saranno le prime dove si potrà avviare la sperimentazione europea del “Truck Platooning”, i plotoni di camion a guida automatica che marciano in colonna, con un solo autista nel primo camion.
Le autostrade saranno pronte nel 2019, come ha confermato nei giorni scorsi a Roma la commissaria europea ai trasporti, Violeta Bulc; che ha ribadito anche come entro il 2018 (finalmente!) l’Europa avrà un quadro normativo unico per regolamentare la guida connessa e quella autonoma.
E l’Italia? Con un po’ di ritardo arriviamo anche noi sulle Smart Roads. L’Anas ha confermato che la prima autostrada italiana di questo tipo sarà la A2, la Salerno-Reggio Calabria, nel tratto fra Morano e Lamezia Terme, che sarà smart nel 2022. Seguiranno il Grande Raccordo Anulare di Roma, la A91 Roma-Fiumicino, la A19 Palermo-Catania, la Tangenziale di Catania, e le tratte italiane degli itinerari europei E45 ed E55.

Veicoli elettrici: ci siamo
Se vi ricordate avevamo affrontato il tema dell’Europa e della mobilità pochi giorni fa, con l’articolo sul Rapporto Gear 2030. Si parla molto di veicoli elettrici in quel documento, e oggi abbiamo la conferma che la transizione al nuovo tipo di alimentazione è più vicina di quanto crediamo.
Se ne parla in un comunicato della Honda, dove il Senior vicepresidente di HME (Honda Motor Europe), Philip Ross, afferma che: “una gamma diversificata di nuovi prodotti, da Clarity Fuel Cell a emissioni zero alla premiata Honda Civic Type R, mostra l’importanza che l’innovazione tecnologica ha per Honda. La ‘Visione elettrica’ recentemente annunciata accelererà un’evoluzione di grossa portata per la nostra Casa, rendendo disponibili sul mercato una serie di nuovi veicoli elettrificati già a partire dal 2018”.
E nei giorni scorsi, in occasione del lancio dell’auto Urban EV Concept -arriverà in Europa nel 2019- è stato il CEO di Honda Motor, Takahiro Hachigo, a confermare che la tecnologia elettrica sarà impiegata su ogni nuovo modello che verrà introdotto nel nostro Continente.
Dunque con l’elettrico ormai ci siamo.
Rischio hacker: le case auto si muovono
Si chiamano hacker, sono pirati informatici. E sono già diventati un pericolo per le auto. Se n’è iniziato a parlare oltre un paio di anni fa, quando il mensile americano Wired ha organizzato un test con un esperto di informatica che è riuscito a prendere il controllo di alcune funzioni di un auto che viaggiava guidata da un giornalista volontario. Successivamente i test e i rapporti sulle falle informatiche delle auto si sono moltiplicati. Perché i costruttori d’auto, perlomeno alcuni, hanno dimenticato che certe app di connessione potevano essere porte d’accesso per entrare nelle funzioni comandate da centralina. Che sono sempre più.
Ora l’ACEA, l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili è corsa ai ripari, con un elenco di 6 punti fondamentali per la cybersecurity delle automobili, sei punti condivisi dai 15 gruppi automobilistici europei. Eccoli.
- Coltivare una cultura della sicurezza informatica
- Adottare un ciclo di vita della sicurezza informatica nello sviluppo dei veicoli
- Valutare le funzioni di sicurezza attraverso delle fasi di test
- Gestire una politica di aggiornamento della sicurezza
- Fornire una risposta nei casi d’incidente e una soluzione
- Aumentare la condivisione delle informazioni fra gli operatori del settore
L’argomento deve essere affrontato anche dall’industria motociclistica, che ovviamente pone per ora molti meno problemi di sicurezza rispetto alle auto. E il nostro approccio non deve essere quello di pensare che l’elettronica e il progresso sono pericolosi e controproducenti. Al contrario, il passaggio che stiamo vivendo è epocale e bellissimo. Però non possiamo sottovalutarne i rischi, che invece vanno adeguatamente affrontati e gestiti.
Un video della Mugen elettrica al TT Zero 2017, per capire le prestazioni possibili delle moto “a batteria”

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